Al suo quarto anno di vita, il Festival Contemporaneamente Barocco di Siena sembra avviato verso mete molto lunghe, visto l’ampio successo di pubblico e la quantità di spettacoli e iniziative veramente eccellenti e di alta qualità di quest’ultima edizione.
Il Festival Contemporaneamente Barocco (FCB) si è ormai inserito pienamente nell’attività culturale della città di Siena, caratterizzandosi per originalità, innovazione organizzativa, approccio interdisciplinare e fantasia espressiva. Il successo, via via ascendente, è dovuto oltre che alla qualità artistica dei suoi programmi, all’idea di fondo che ha ispirato fin dall’inizio il Festival e il suo ideatore, il maestro Alessio Rosati, uno dei grandi esperti di musica e costume barocco, regista e costumista di opere e spettacoli barocchi, nonché docente all'Università di Firenze. Ovvero declinare una storia passata al tempo presente attraverso una serie di indovinate contaminazioni e interdisciplinarietà che non trascurano le molteplici forme d’arte, i linguaggi, i luoghi, i contenuti e i contenitori più diversi. Un modo per aggiornare al nostro tempo un periodo storico (secoli XVI – XVII – XVIII) che ha espresso nella musica, così come in altre arti, una notevole ricchezza. Infatti come potrebbero essere definiti antichi o sorpassati personaggi come Bach, Händel oppure Vivaldi?
Indubbiamente se pensiamo a Siena la ricolleghiamo al suo periodo glorioso di comune libero, il Medioevo, ma la stessa città, come tutto il suo circondario hanno conosciuto pagine gloriose, anche se poco note, nei secoli in cui la musica e l’arte barocca avevano il loro massimo splendore alle principali corti europee. Attraverso la musica e l’arte, il Festival Contemporaneamente Barocco, ci ha condotto anche quest’anno su strade nuove e inedite di una Siena poco conosciuta e di splendide note riportate alle nostre orecchie da musicisti veramente eccezionali.
Il FCB ha aperto venerdì 8 ottobre con un progetto di Stefano Bollani dedicato al Dido and Aeneas di Henry Purcell (1689). Il noto pianista e artista eclettico si è esibito nella magnifica scenografia di un Teatro dei Rinnovati splendidamente restaurato dopo anni di lavoro meticoloso. Stefano Bollani non è la prima volta che offre la sua interpretazione musicale anche in ambito classico. Si è esibito infatti come solista con orchestre sinfoniche quali: l'Orchestra Regionale Toscana, la Filarmonica del Regio di Torino, la Verdi di Milano, la Santa Cecilia di Roma con direttori come Jan Latham-Koenig (con cui ha inciso il Concert Champetre di Poulenc per l' etichetta inglese AVIE records), Cristopher Franklyn e James Conlon. La dinamica comunicativa di Bollani è riuscita a scaldare subito l'atmosfera: dopo il primo brano dialoga brevemente e informalmente con il pubblico, parla con sagace humour della sua esperienza nel mondo classico (ho suonato per tanto tempo al conservatorio...ma non mi hanno aperto!), del repertorio, poi lancia la giacca oltre le quinte e riprende a suonare. Bollani nasconde una tecnica pianistica incredibile e un gusto più che piacevole per il gioco musicale, per la citazione e il pluristilismo: ed è appunto questo esercizio di stile che porta il compositore e pianista jazz ad eseguire composizioni barocche che si smontano pian piano, cedendo sempre di più alla tentazione della musica del novecento e poi si riprendono, tornando ad una cadenza seicentesca, in un gioco di armonie che, dal barocco al jazz, ci seducono. Tra brusche frenate e larghe virate Bollani ci ha guida tra i secoli che separano queste due esperienze musicali lontane, ma non poi così tanto quanto può sembrare. Da Purcell è passato con vera nonchalance ai tempi morbidi di una ballad che accenna a my funny Valentine, oppure ad una bossa nova, a un valzer, a un jazz-funk, a citazioni esplicite dei Beatles. Per chi si aspettava un concerto classico o un concerto jazz è stata sicuramente una sorpresa ritrovarsi sospesi in un mondo a metà, che ha aperto con il primo atto di Purcell ed è finito con un ragtime a velocità massima.
Una delle caratteristiche di questo Festival è stato quello di combinare la musica all’arte e a varie location inusuali, che parono dalle chiese senesi, le meno conosciute ma ricchissime di arte, agli spazi museali, a cui si alternano visite alle opere d’arte e concerti.
Sabato 9 nella suggestiva cornice della chiesa di Santa Maria degli Angeli di Siena, detta del Santuccio, superbamente addobbata con fiori e frutta di gusto tipicamente secentesco l’ensamble bolognese Animantica ha eseguito un concerto dal titolo Il furore e la grazie, musica al tempo di Guercino e dei suoi allievi. Tutto esaurito anche in questa serata, replicata il giorno successivo presso il Museo Archeologico di Chianciano Terme. Il programma di Animantica ha visto eseguiti brani di autori italiani del XVII secolo che spaziano da Giovanni Maria Bononcini a Alessandro Stradella, da Girolamo Frescobaldi al meno noto Giovanni Battista Gigli. Un’ottima esecuzione, stilisticamente impeccabile, che ha appassionato il pubblico presente.
Domenica 10 e domenica 17, nel connubio tra arte e musica si sono potute gustare due visite guidate, nell’ambito dello spazio intitolato Teatri del Sacro: lo spazio del sacro nell’architettura barocca a Siena, alle chiese di San Giorgio e di San Martino. La prima è stata splendidamente guidata dal prof. Alessandro Bagnoli, storico dell’arte e direttore responsabile del laboratorio di restauro della Pinacoteca di Siena, che incantato illustrando questa chiesa, che oltre a essere un capolavoro del tardo barocco toscano era stata ideata (come le altre chiese del periodo) anche come spazi per il suono, la visione e l’emozione. Autentici teatri del sacro. La seconda visita, in una chiesa normalmente chiusa al pubblico, ha fatto riscoprire, con l’autorevole voce della prof.ssa Anna Maria Guiducci, direttrice della Pinacoteca di Siena, alcune opere poco note di grandi artisti del seicento: la Circoncisione di Guido Reni, il Martirio di San Bartolomeo del Guercino e la Natività di Domenico Beccafumi.
Uno degli eventi più attesi del Festival si è svolto il 16 ottobre, sempre nella splendida cornice del Teatro dei Rinnovati, con il concerto dal titolo Estro e follia dell’Accademia Bizantina, diretta dal maestro Ottavio Dantone, con un programma dedicato alle elaborazioni del celebre tema della Follia dai più significativi compositori barocchi. Il concerto Estro e follia ci ha fatto scoprire, in un viaggio vorticoso tra Roma Venezia e Londra, la storia affascinante del concerto strumentale italiano nel primo Settecento. Sono stati magnificamente eseguiti i Concerti grossi di Arcangelo Corelli, G.F. Händel e Geminiani; inoltre quattro Concerti da L’estro armonico di Antonio Vivaldi. L’Accademia Bizantina non ha bisogno di molte presentazioni, rappresentando dal 1983 un punto di riferimento per la musica barocca. Il concerto di questa serata è stato veramente travolgente, grazie anche al virtuosismo del violino solo di Stefano Montanari, che ha dato una lettura attenta e personale di Vivaldi. Rigore e raffinatezza di Dantone, energia ed estro di Montanari, entusiasmo e complicità da parte di ogni singolo strumentista, si sono fusi insieme come le tessere di un mosaico bizantino, che hanno giustamente reso l’Accademia uno dei più raffinati e vivaci ensemble di musica antica presenti oggi sulla scena internazionale.
Il violinista Stefano Montanari, dell’Accademia Bizantina, domenica 17 ottobre, ha riflettuto sul virtuosismo e sul rapporto tra musica e interprete con un concerto, Il Virtuoso il Tempo la Vanità, incentrato sul repertorio virtuosistico per eccellenza, le sonate per violino Fantasia n.1 in Si bemolle da 12 Fantasie per violino solo di Georg Ph. Telemann; il fuori programma Il trillo del diavolo di Giuseppe Tartini; la Passacalia per violino solo di Heinrich I. von Biber e la Partita n.2 per violino solo di J.S. Bach. Montanari, il violino barocco per eccellenza, ha fagocitato l’attenzione dei presenti, con uno stile e una personalità di spicco e rivelando una tecnica insuperabile nel suono e nella padronanza dello strumento. L’evento, grazie alla collaborazione con la Fondazione dei Musei Senesi, si è tenuto a San Gimignano nella suggestiva Sala di Dante del Museo Civico, dove è stato possibile precedere il concerto da una visita guidata agli affreschi della stessa Sala e della Camera del podestà, all’interno dello stesso museo, dal dott. Antonello Mennucci, direttore dei Musei Civici di San Gimignano, continuando splendidamente il connubio arte e musica che caratterizza questo Festival.
Si attendono ora i prossimi eventi per questa ultima settimana di programmazione e per l’apertura di venerdì 22 ottobre del progetto didattico che vedrà coinvolti 430 bambini di 20 classi provenienti da diverse scuole della città e della provincia. La chiusura del festival, martedì 26 ottobre, è affidata a due stelle di prima grandezza, Jordi Savall e Andrew Lawrence-King, con l’atteso concerto al Teatro dei Rinnovati: La viola celtica: arte e danza dalla tradizione scozzese e irlandese.